"Maestro" commentò Porcellino ridendo, "siete bravo a discolpare voi stesso, ma nemmeno noi due eravamo sul posto quando sono stati colpiti."
Tripitaka riprese la preghiera raccogliendo un altro pizzico di terra: "Se vi querelate, uomini coraggiosi, denunciate solo Scimmiotto: Porcellino e Sabbioso non c'entrano."
Il grande santo sogghignò amaramente: "Grazie, maestro, apprezzo la dimostrazione di amicizia. Per conto mio mi sono prodigato tante volte, mi sono dato tanta pena per voi in questa ricerca, e voi ora incitate queste due canaglie di briganti a denunciarmi. Li ho uccisi per proteggere voi. Non sarei qui e non mi sarei trovato in questa necessità, se non foste partito alla ricerca delle scritture e se io non fossi divenuto vostro discepolo. Anch'io voglio fare un'invocazione a modo mio."
Batté tre volte la sua sbarra sul tumulo e dichiarò: "Vi prenda la peste, briganti! Mi avete picchiato davanti e di dietro; non mi sono certo messo a piangere, ma mi avete fatto perdere la pazienza: la vostra sfortuna ve la siete andata a cercare. Ora che i miei colpi vi hanno ammazzato, potete andare a raccontare tutto quello che volete: non farete certo paura al vecchio Scimmiotto.
"L'Imperatore di Giada mi conosce, i re celesti mi dànno retta, le ventotto case mi temono, i nove luminari hanno paura di me. Si inginocchiano davanti a me gli dèi delle mura e dei fossati di ogni prefettura e sottoprefettura. Uguale al Cielo del Picco dell'Est trema quando mi vede. I dieci giudici dell'Inferno sono stati al mio servizio, gli dèi dei cinque cammini della fortuna si rivolgono a me come a un fratello maggiore, i cinque direttori dei tre mondi e i ministri dei dieci orienti sono tutti vecchie conoscenze e buoni amici. Andate a fare tutte le denuncie che volete."
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