Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Tripitaka fu impressionato dalla violenza di questo discorso e si credette in dovere di aggiungere: "Discepolo, con la mia preghiera intendevo soltanto inculcarti la virtù del rispetto della vita, perché tu diventi buono e caritatevole: non dovevi prendermi sul serio."
     "Non mi sembra un'occasione adatta per gli scherzi" rispose Scimmiotto. "Comunque si sta facendo tardi; dobbiamo cercare riparo per la notte."
     Il reverendo non poté far altro che dissimulare il proprio risentimento e risalire a cavallo.
     Scimmiotto si sentiva ingiustamente offeso, a Porcellino e Sabbioso non era ignota la gelosia: sotto l'apparente armonia, una sorda ostilità divideva maestro e discepoli. Mentre camminavano lungo la strada maestra, videro al nord una fattoria. Si presentava bene:


     Invasi i sentieri dai fiori selvatici, ombreggiato il portale da begli alberi. Dalla rupe lontana precipita una cascata, nei campi pianeggianti crescono frumento e girasoli. Giuncheti umidi di rugiada circondano l'aereo padiglione, salici e pioppi mossi dalla brezza dànno sostegno agli uccelli stanchi del volo. Il turchese dei cipressi rivaleggia con lo smeraldo degli abeti. L'erigeron scarlatto domina il poligono in una gara di profumi. I cani del villaggio abbaiano, i galli della sera cantano, vacche e montoni rientrano dal pascolo nella stalla. Il fumo dei focolari su cui cuoce il miglio si confonde con le brume serali: è il momento in cui la casa alpestre va sfumando nel crepuscolo.

     Il reverendo, che precedeva i compagni, vide un vecchio uscire da una capanna e lo salutò giungendo le mani.


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