"Da dove venite, monaco?"
"Sono inviato dall'imperatore dei grandi Tang delle terre dell'Est alla ricerca delle scritture nel Paradiso dell'Ovest. Poiché la nostra strada passa da queste parti e scende la sera, mi sono permesso di venirvi a chiedere se potrei pernottare nella vostra residenza."
"Il vostro nobile paese è talmente lontano da qui" si stupì sorridendo il vecchio, "che è difficile credere che abbiate potuto superare da solo tanti fiumi e montagne."
"Avete ragione. Sono accompagnato da tre discepoli."
"Dove sono i vostri eminenti discepoli?"
"Eccoli laggiù, sul ciglio della strada maestra" rispose Tripitaka additandoli.
Il vecchio alzò lo sguardo e, alla vista di quelle facce spaventose, voleva correre a rinchiudersi in casa. Ma Tripitaka lo trattenne dicendogli: "Rispettabile donatore, vogliate avere l'immensa compassione di darci un giaciglio per la notte."
Il vecchio tremava, faceva di no con la testa e agitava le mani, mentre i suoni gli uscivano a stento dalla gola serrata: "Non hanno aspetto umano... Sono mostri..."
"Non temete, caro donatore" insisté Tripitaka sorridendo. "I miei discepoli non sono mostri; sono fatti così fin dalla nascita."
"Ma, reverendo, sono uno yaksa, un diavolo a muso di cavallo e il duca del tuono!"
Questi epiteti fecero arrabbiare Scimmiotto, che urlò a squarciagola: "Eccolo qua Scimmiotto, duca del tuono! Lo yaksa è il mio pronipote e il diavolo a muso di cavallo il mio bis pronipote!"
Il vecchio sentì le sue anime abbandonarlo e pensava solo a rifugiarsi in casa. Tripitaka lo accompagnò verso la capanna sostenendolo e dicendogli: "Caro donatore, non dovete aver paura di loro; sono semplicemente delle persone grossolane, che non sanno parlare educatamente alla gente."
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