Il reverendo uscì a chiamare i discepoli, e prima che entrassero raccomandò: "Comportatevi bene e mostrate un po' più rispetto delle persone di quanto fate di solito. Il vecchio, a vedervi, si è preso una bella paura."
"Io sono bello e gentile" disse Porcellino. "Semmai è il mio primo condiscepolo che è impulsivo e zotico."
"Certo che potresti essere un bel ragazzo" commentò Scimmiotto ridendo. "Basterebbe tagliarti via quel grugno, le orecchie larghe e la testaccia schifosa."
"Non cominciate i battibecchi" intervenne Sabbioso, "non è il momento di fare dello spirito. Entriamo."
Con bagagli e cavallo entrarono dunque nella sala comune della capanna, fecero una bella riverenza e si sedettero. La saggia moglie si portò via il bambino e andò a ordinare che si mettesse il riso al fuoco per servire un pasto di magro. Quando maestro e discepoli ebbero mangiato, poiché cadeva la notte, si portarono lampade per continuare la conversazione alla loro luce.
"Qual'è il vostro stimato nome, caro donatore?" chiese il reverendo.
"Mi chiamo Yang." E alla richiesta dell'età: "Ho settantaquattro anni."
"Quanti figli avete?"
"Uno solo. Quello che la mamma ha portato con sé è il mio nipotino."
"Pregate vostro figlio di venire qui. Mi piacerebbe poterlo salutare."
"Non lo merita proprio; ho la sfortuna di non averlo saputo educare. D'altronde non è in casa."
"Dove vive?"
Il vecchio scosse il capo e sospirò: "Ahimè, se si accontentasse di vivere pacificamente in qualche posto, sarei felice. Ma pensa solo al male: invece di esercitare il suo mestiere di contadino, non fa che saccheggiare case, rapinare viaggiatori, ammazzare e incendiare. Fa lega solo con i cani e con le volpi. Da cinque giorni è partito e non lo si è più visto."
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