Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Il reverendo uscì a chiamare i discepoli, e prima che entrassero raccomandò: "Comportatevi bene e mostrate un po' più rispetto delle persone di quanto fate di solito. Il vecchio, a vedervi, si è preso una bella paura."
     "Io sono bello e gentile" disse Porcellino. "Semmai è il mio primo condiscepolo che è impulsivo e zotico."
     "Certo che potresti essere un bel ragazzo" commentò Scimmiotto ridendo. "Basterebbe tagliarti via quel grugno, le orecchie larghe e la testaccia schifosa."
     "Non cominciate i battibecchi" intervenne Sabbioso, "non è il momento di fare dello spirito. Entriamo."
     Con bagagli e cavallo entrarono dunque nella sala comune della capanna, fecero una bella riverenza e si sedettero. La saggia moglie si portò via il bambino e andò a ordinare che si mettesse il riso al fuoco per servire un pasto di magro. Quando maestro e discepoli ebbero mangiato, poiché cadeva la notte, si portarono lampade per continuare la conversazione alla loro luce.

     "Qual'è il vostro stimato nome, caro donatore?" chiese il reverendo.
     "Mi chiamo Yang." E alla richiesta dell'età: "Ho settantaquattro anni."
     "Quanti figli avete?"
     "Uno solo. Quello che la mamma ha portato con sé è il mio nipotino."
     "Pregate vostro figlio di venire qui. Mi piacerebbe poterlo salutare."
     "Non lo merita proprio; ho la sfortuna di non averlo saputo educare. D'altronde non è in casa."
     "Dove vive?"
     Il vecchio scosse il capo e sospirò: "Ahimè, se si accontentasse di vivere pacificamente in qualche posto, sarei felice. Ma pensa solo al male: invece di esercitare il suo mestiere di contadino, non fa che saccheggiare case, rapinare viaggiatori, ammazzare e incendiare. Fa lega solo con i cani e con le volpi. Da cinque giorni è partito e non lo si è più visto."


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