"Sono scappati di là!" gridarono i briganti. "Inseguiamoli!"
E corsero via come frecce. Scorsero il monaco cinese quando ormai si alzava il sole: egli si volse e vide venti o trenta persone che correvano verso di lui agitando sciabole e lance.
"Discepoli, i briganti ci hanno raggiunto; che cosa facciamo?"
"State tranquillo" rispose Scimmiotto, "ve ne sbarazzo io."
"Consapevole del Vuoto, puoi fargli paura, ma niente di più. Non li devi uccidere."
Il Novizio non era d'umore da badare a queste raccomandazioni. Brandì la sua sbarra e si volse ad accoglierli: "Dove andate, signori?"
"Canaglia tonsurata, pagherai cara la vita dei nostri capi!" gridavano i briganti. Circondarono Scimmiotto e fecero piovere i loro colpi su di lui. Il grande santo roteò la sua sbarra dandole il diametro di una tazza, e in pochi colpi disperse la banda come una nuvoletta nel vento ai quattro angoli del cielo. Chi riceveva un colpo moriva subito, chi ne era sfiorato se la cavava con le ossa rotte e la pelle lacerata. Pochi furbi erano fuggiti in tempo; gli altri furono presto in viaggio per visitare i giudici dell'Inferno.
Tripitaka, a cavallo, vide cadere tutti quegli uomini e si spaventò: partì al galoppo verso l'occidente, con Porcellino e Sabbioso alle calcagna.
"Dov'è il figlio del vecchio Yang?" chiese Scimmiotto a un ferito.
"Monsignore, è quello con la veste gialla" gemette il brigante.
Scimmiotto gli si accostò, afferrò la sua sciabola, gli mozzò il capo e se lo portò via sotto braccio, grondante sangue. In pochi balzi raggiunse Tripitaka: "Maestro, ecco il figlio ribelle del vecchio Yang: questa è la sua testa."
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