"Non lo recitate più, vi prego! Potrei stabilirmi altrove, ma temo che senza di me non riuscirete mai a raggiungere il Paradiso dell'Ovest."
"Quante volte mi hai coinvolto nei tuoi massacri e distruzioni di vite, macaco!" esclamò Tripitaka trasportato dalla collera. "Adesso basta, non voglio più saperne di te. Che io arrivi o no alla meta del mio viaggio, non ti riguarda. Vattene via! Se mi resti dattorno, ricomincio a recitare l'autentica formula; e non mi fermerò prima di averti fatto schizzare il cervello fuori dal cranio."
Scimmiotto si rese conto che non c'era modo di far mutare avviso al suo maestro; in preda a dolori insopportabili, rifece la capriola nelle nuvole. A un tratto gli venne un'idea: "Poiché il bonzo non vuole più saperne di me, andrò sul Potalaka a parlarne con la pusa Guanyin."
In meno di due ore raggiunse i mari del Sud e atterrò dritto sul Monte Potalaka. Mentre si inoltrava nel Boschetto dei Bambù Porporini, vide venirgli incontro il novizio Moksa che lo salutò chiedendo: "Dove andate, grande santo?"
"Ho bisogno di vedere la pusa."
Moksa lo guidò all'ingresso della Grotta del Rumore di Marea, dove fu ricevuto dal ragazzo di Buona Fortuna, che lo salutò: "Che cosa vi conduce da queste parti, grande santo?"
"Ho subito dei torti di cui mi vorrei querelare con la pusa."
Il ragazzo scoppiò a ridere: "La nostra scimmia è la solita furbacchiona. Ricordo bene quanti imbrogli mi facesti, al tempo in cui mi ero impadronito del monaco cinese. La nostra pusa misericordiosa e compassionevole ha fatto voto di soccorrere ogni pena e ogni dolore con il Grande Veicolo, nella sua santa bontà senza fine né limiti. Che cosa non ti piace, perché tu possa querelarti contro di lei?"
|