Mentre ancora parlavano, i due irruppero nella sala vociferando, a tal punto che l'Imperatore, allarmato, scese dal trono e li apostrofò: "È uno scandalo! Come vi permettete di urlare alla mia presenza? Volete che vi faccia mettere a morte?"
"Maestà" dicevano i due Novizi, "sono un monaco soggetto alla disciplina monastica, non oserei certo disturbare i miei superiori. Ma questo mostro ha preso il mio aspetto."
Ed esposta in lungo e in largo la situazione, conclusero: "Spero che mi concederete la grazia di distinguere il vero dal falso."
L'Imperatore di Giada ordinò subito al re celeste Li Porta Pagoda di portare il suo specchio rivelatore dei mostri, per distruggere il falso e salvare il vero e autentico. Re Li ubbidì e invitò l'Imperatore e tutte le divinità a osservare l'operazione: il riflesso dei due Scimmiotti apparve nello specchio al completo, sbarra, abito e smorfie, senza un pelo di differenza.
L'Imperatore stesso non avrebbe saputo come distinguerli, e perciò li fece mettere alla porta.
Uno sogghignava, l'altro sghignazzava. Si afferrarono l'un l'altro alla gola e ricominciarono a battersi. Dalla porta del Cielo ricaddero sulla strada dell'Ovest, ripetendosi l'un l'altro: "Adesso andiamo dal maestro."
Nel frattempo Sabbioso, dopo un viaggio di tre giorni e tre notti, era ritornato alla capanna che ospitava il monaco cinese, cui narrò gli ultimi avvenimenti. Tripitaka era pieno di rimorsi: "Ho creduto che fosse Consapevole del Vuoto a colpirmi e derubarmi; non avrei mai sospettato che fosse invece la trasformazione di un essere malefico."
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