Mentre discorrevano, sentirono in cielo il clamore di una contesa. Tutti si precipitarono allarmati all'aperto: erano i due Scimmiotti, sempre impegnati nella zuffa. Porcellino si sentì prudere le mani: "Lasciate fare a me; ci provo io a distinguerli."
Il bestione si raccolse per balzare in cielo, annunciando: "Non gridare, fratello. Arrivo subito!"
"Bravo fratellino, vieni su e pesta sodo questo mostro" risposero a una voce i due Scimmiotti.
Divisi fra il piacere e la paura, i contadini dicevano: "Che onore! Questi arhat che cavalcano le nuvole hanno scelto proprio casa nostra come luogo di convegno. Nemmeno se avessimo fatto voto di nutrir monaci, ci troveremmo in casa degli ospiti così distinti." Non risparmiavano né il riso né il tè, e si sforzavano di prevenire i desideri degli ospiti. Ma dicevano anche: "Da questa guerra fra i due Scimmiotti non verrà niente di buono. Finiranno per provocare disgrazie e per sconvolgere l'universo."
Tripitaka si rese conto che il viso lieto e lusingato del padron di casa nascondeva molta ansietà, e gli disse: "Caro donatore, non vi tormentate, rassicuratevi. Quando avrò ricuperato il mio discepolo e lo avrò ricondotto al bene, vi sapremo dimostrare la nostra gratitudine."
"Non oserei certo pretenderlo" rispondeva con effusione il vecchio.
Sabbioso li interruppe: "Maestro, usciamo da questo vicolo cieco. Voi vi sedete qui e noi cercheremo di portarveli davanti. Allora voi reciterete per un momento la cosa che sapete: chi sentirà male sarà il vero, e l'altro il falso."
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