"Vi devo informare" obiettò il grande santo prosternandosi, "che il maestro non vuole più saperne di me. Io ci ritornerei; ma non serve a niente, se non mi vuole. Se non chiedo troppo, dovreste recitare la formula che apre questo cerchio d'oro, in modo che io possa levarmelo dalla testa e restituirvelo. Dopo di che, non mi resterà che ritornare allo stato laicale."
"Non lasciarti sviare dai disordini del pensiero e non fare capricci. Ti accompagnerà Guanyin, e non correrai nessun rischio che il monaco rifiuti di riprenderti con sé. Tu lo devi proteggere, comunque vadano le cose. Quando l'impresa sarà compiuta, verrà anche per te il momento di trovare la gioia suprema e il tuo posto sul trono di loto."
A queste parole del Buddha, Guanyin giunse le mani e ringraziò per lui; poi se andò via con Scimmiotto, Moksa e il pappagallo bianco. Presto furono in vista della capanna che ospitava Tripitaka; quando Sabbioso li vide venire, chiamò il maestro perché uscisse a riceverli.
"Monaco cinese" gli disse Guanyin, "colui che ti ha colpito era un falso Scimmiotto, il macaco a sei orecchie. Per fortuna il Buddha lo ha saputo smascherare, e Consapevole del Vuoto lo ha ucciso. Bisogna che tu riprenda in servizio Scimmiotto. Sul cammino ci sono altri ostacoli demoniaci, e la sua protezione ti è necessaria se vuoi raggiungere il Monte degli Avvoltoi, vedere il Buddha e ottenere i sutra. Non gli essere ostile!"
"Obbedirò rispettosamente alle vostre istruzioni" rispose Tripitaka prosternandosi.
Mentre si scambiavano i convenevoli, giunse da oriente un turbine di vento. Tutti volsero gli occhi in quella direzione, e videro Porcellino che ritornava con le due sacche sulle spalle. Alla vista della pusa il bestione si prosternò per salutarla: "Il vostro discepolo ha trovato nella Grotta del Sipario Torrenziale un falso monaco cinese e un falso Porcellino. Li ho uccisi entrambi: non erano che scimmie. Ho ritrovato i bagagli e ho verificato che non mancasse niente. Ma non ho idea di dove siano andati a finire i due Scimmiotti."
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