"Di quale monastero siete? Come vi chiamate? Chi devo annunciare?"
"Vengo dalle terre dell'Est e mi chiamo Scimmiotto Consapevole del Vuoto."
La ragazza rientrņ nella grotta e andņ a inginocchiarsi ai piedi della Rāksasī: "Signora, c'č alla porta un monaco dell'Est, Scimmiotto Consapevole del Vuoto, che vorrebbe vedervi per chiedere in prestito il ventaglio; gli servirebbe per attraversare i Monti di Fuoco."
Il nome di Scimmiotto ebbe sulla Rāksasī l'effetto del sale sulla fiamma, o dell'olio versato sul fuoco: divenne rossa paonazza e una furia devastatrice le infiammņ il cuore: "Scimmia maledetta! Finalmente č capitata qui. Portatemi la corazza e le armi."
Indossņ subito l'armatura, impugnņ in ciascuna mano una spada dalla lama azzurrina e uscģ in gran tenuta. Il Novizio, che si era defilato, la osservava:
Avvolto il capo in un fazzoletto a fiori, indossava una lunga veste di broccato a disegni di nuvole, da cui pendeva l'orlo ricamato di una gonna; la vita era serrata da una doppia cintura di nerbo di tigre. Le scarpette dalle punte ricurve a becco di fenice non erano pił lunghe di tre pollici; le gambiere terminavano in barbe di drago dorate. Protendeva le spade e gettava alte grida di collera, con smorfie feroci come quelle della donna della luna.
"Dove sei, Consapevole del Vuoto?"
Scimmiotto si fece avanti con un rispettoso salamelecco: "Cara cognata, vi presento i miei omaggi."
"Cognata?" esplose la Rāksasī. "Non lo sono mai stata e non so che farmene dei tuoi omaggi."
"Sono fratello giurato del vostro rispettabile marito, il re diavolo toro; facevamo parte di una confraternita di sette persone. Come dovrei trattare vostra altezza, sua sposa legittima e principale, se non da cognata?"
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