Balzò in piedi, si strinse le fibbie dell'armatura, impugnò le spade e uscì ad apostrofare Scimmiotto: "Sei ancora qui; vuoi proprio che ti uccida!"
"Cognata" replicò il Novizio ridendo, "non vi credevo così tirchia. Quel ventaglio dovete proprio prestarmelo. Vi assicuro che lo restituirò non appena il monaco cinese avrà attraversato la montagna: io sono una persona di parola, non sono di quelli che non restituiscono le cose ricevute in prestito."
La Râksasî si infuriò più che mai: "Maledetto macaco, non hai un briciolo di buon senso né di discrezione. Mi hai levato mio figlio, non te l'ho ancora fatta pagare, e tu mi vieni a chiedere dei favori. Sarò proprio nello stato d'animo di darti retta! Ora non scappare, ma resta lì ad assaggiare le spade della tua mammetta."
Il Novizio parò calmo con la sua sbarra. Incrociarono le armi a sei o sette riprese; la Râksasî fu presa dall'affanno e sentiva le braccia perdere vigore, mentre Scimmiotto andava in crescendo. Vedendosi svantaggiata, afferrò il ventaglio e lo agitò davanti al Novizio; il quale non batté ciglio, abbassò la sbarra e disse con un sorriso canzonatorio: "Questa volta non andrà come la volta precedente: agitate pure il vostro ventaglio finché vi pare."
Il tentativo, ripetuto, non ebbe successo. La Râksasî perse il sangue freddo e fuggì precipitosamente dentro casa, sbattendo la porta alle sue spalle.
Scimmiotto strappò dal suo colletto la pillola antivento, se la mise in bocca, e si trasformò in un insetto jiaoliao per intrufolarsi da una fessura.
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