"Ma certo fratellino. Esci a prenderlo."
"Prima fallo mettere a portata di mano. Non esco, se non lo vedo."
La Râksasî mandò la cameriera a prendere il ventaglio e lo fece posare accanto a sé. Scimmiotto, che era risalito fino alla gola per guardare fuori, dichiarò: "Dunque, cognata, ti farò grazia e mi accontenterò di uscire dalla bocca, invece di aprirmi una strada da qualche altra parte. Ma tu devi spalancare tre volte le mascelle."
La Râksasî ubbidì e Scimmiotto volò via in forma di piccolo insetto, senza che lei se ne rendesse conto. "Su cognatino, deciditi a uscire" diceva, accingendosi a spalancare la bocca per la terza volta.
"Sono già fuori" rispose il Novizio, che aveva ripreso il suo aspetto ordinario e impugnava il ventaglio. "Grazie del prestito."
E se ne andò a lunghi passi, mentre le cameriere si affrettavano ad aprirgli la porta per farlo uscire.
Il grande santo indirizzò la sua nuvola a est e presto atterrò davanti all'edificio di mattoni rossi. "Maestro, è ritornato!" esclamò allegro Porcellino quando lo vide.
Tripitaka uscì ad accoglierlo, con il padron di casa e con Sabbioso.
"È il ventaglio giusto?" chiese Scimmiotto, mostrandolo al vecchio.
"Proprio quello" rispose il padron di casa.
"Saggio discepolo" commentò Tripitaka tutto contento, "i tuoi meriti sono davvero esorbitanti. Avrai dovuto penare molto per ottenere questo tesoro."
"Non ne parliamo! Sapete chi è l'immortale Ventaglio di Ferro? Nientemeno che la moglie del re diavolo toro, la madre di Bimbo Rosso." E Scimmiotto raccontò tutta la storia. [...]
|