Mentre Scimmiotto si perdeva a contemplare il bel paesaggio, la giovane donna, sudata per l'affanno, comprimendosi il cuore agitato dallo spavento, si precipitò nella biblioteca, dove il re toro si abbandonava al tranquillo piacere di leggere libri di alchimia. Si gettò fra le sue braccia e scoppiò in singhiozzi, tormentandosi le guance e tirandosi i lobi delle orecchie.
"Non tormentarti, bellezza" le disse il re toro sorridendo. "Che cosa ti succede?"
Lei, tutta agitata, si lagnava: "Diavolo che sei, mi farai morire!"
"Perché te la prendi con me?" chiese il re toro senza abbandonare il sorriso.
"Ti avevo chiesto di proteggermi e di occuparti di me, perché ero rimasta sola al mondo. Tu avevi la reputazione di uomo capace e coraggioso: ma ora scopro che non sei altro che un misero marito terrorizzato da sua moglie."
"Bellezza mia" replicò il re toro prendendola fra le braccia, "se ti ho fatto un torto dimmelo subito: non chiedo di meglio che di ripararlo."
"Passeggiavo tra i fiori qui vicino e coglievo orchidee, quando mi è sorto davanti un monaco con la faccia pelosa e la gola da duca del tuono. Quando mi ha salutato, ero paralizzata dalla paura. Poi mi sono ripresa e gli ho chiesto chi fosse: lui mi ha detto che portava un invito per te da parte della principessa Ventaglio di Ferro. Non gli ho detto che due parole per metterlo al suo posto, ma lui si è scatenato e mi ha inseguito alzando un gran bastone: se non avessi corso a tutta velocità, mi avrebbe uccisa. Dimmi tu se mi procuri altro che guai, e se non posso dire che mi vuoi morta."
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