"Ma fratello, ieri avevi lasciato il maestro verso le dieci del mattino: come mai hai incontrato il toro soltanto nel pomeriggio? Che cosa hai fatto in quelle cinque o sei ore?"
"Parecchie cose. Ad arrivare su questa montagna ho impiegato un istante. Qui ho incontrato la principessa Viso di Giada, ho bisticciato con lei e l'ho messa in fuga, ho litigato e combattuto con il re toro. Dopo un paio d'ore lui se n'è andato a un banchetto in fondo a un lago; io l'ho spiato in forma di granchio, gli ho rubato la cavalcatura e ho imitato il suo aspetto per recarmi alla grotta della Râksasî e sottrarle il ventaglio. Ho imparato come si fa a ingrandirlo, ma non ero capace di farlo rimpicciolire. Me lo sono messo in spalla così com'era e me ne sono andato. Ma il re toro ha preso il tuo aspetto e mi è venuto incontro. Il resto lo sai. Ecco come ho passato le sei ore."
"Come si dice: è il naufragio del battello carico di soia - parte pieno di zuppa e arriva pieno d'acqua. E adesso come la attraversiamo, quella montagna di fuoco? Ci converrà rinunciare al ventaglio e fare una deviazione, per lunga che possa essere" concluse Porcellino.
"Non gettate la spugna, Canneti Celesti! E voi, grande santo, non gli date retta e non perdete la pazienza. Fare una deviazione sarebbe passare dalla porta di servizio e non cogliere il frutto del lungo lavoro" obiettò il tudi. "Come dice la vecchia massima: la strada che ti porta alla meta, non la prendi in prestito. Come potreste fare una deviazione? Il vostro maestro vi aspetta sulla giusta e buona strada, e attende con ansia il vostro successo."
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