Nello spazio avevano piantato le tende il re celeste Li Porta Pagoda e il principe ereditario Nata, seguiti dallo yaksa Pancia di Pesce e dal generale celeste Gigantesco: "Calma, fermo lì! L'Imperatore di Giada ordina di toglierti di mezzo."
Il re toro, messo alle strette, riprese l'aspetto di gran bufalo bianco e cercò di incornare il re celeste, che sguainò la sciabola. Intanto Scimmiotto arrivava di corsa.
Il principe Nata gli gridò: "Scusa tanto, grande santo, se non posso farti un inchino come si deve, inguainato come sono nella corazza. Ieri, con mio padre, abbiamo incontrato il Buddha, che è venuto in visita dall'Imperatore di Giada. Ha raccontato che Tripitaka era bloccato sui Monti di Fuoco e che tu incontravi qualche difficoltà a sottomettere questo re toro. L'Imperatore ci ha mandati in aiuto."
"Quel ragazzo ha una pratica di magia di tutto rispetto" osservò Scimmiotto. "Guarda che belle dimensioni è in grado di assumere."
"Non c'è problema" replicò il principe sorridendo. "Ora ti faccio vedere come si fa."
Gridò: "Trasformazione!" e si mutò in una creatura con tre teste e sei braccia; in questa forma balzò in groppa al toro e gli tagliò la testa con un colpo di spada. Ma quando rinfoderò l'arma, dal collo amputato spuntò un'altra testa con gli occhi fiammeggianti, che sputava dalla bocca un denso fumo nero. Per dieci volte Nata gli tagliò la testa, senza venirne a capo. Allora il principe applicò sulle corna la ruota di fuoco; si sparse un tal fuoco che la bestia muggiva impazzita, scuotendo la testa e agitando la coda. Cercava di trasformarsi in qualche modo per fuggire, ma il re Porta Pagoda glielo impediva con il riflesso dello specchio rivelatore dei mostri. Alla fine non gli restò che arrendersi gridando: "Non mi uccidete! Mi sottometto al Buddha!"
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