Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Grande santo" intervenne la divinità locale, "questa donna è esperta nell'arte di spegnere le fiamme ed estirpare il fuoco alla radice. Se gli rendete il ventaglio, anche l'umile divinità che sono potrà vivere tranquilla, soccorrere i fedeli e godere le loro offerte. Mi fareste proprio una grazia."
     "I contadini di qui" ricordò Scimmiotto, "mi avevano spiegato che, spente le fiamme con il ventaglio, restava solo il tempo per produrre un raccolto; poi le fiamme si riaccendevano. Come si fa a estinguerle definitivamente?"
     "Basta agitare il ventaglio quarantanove volte di seguito" rispose la Râksasî. "Allora le fiamme non si riaccenderanno mai più."
     Scimmiotto afferrò il ventaglio e lo agitò quarantanove volte in direzione delle cime dei monti. La pioggia divenne torrenziale, ma il ventaglio era tanto preciso che faceva cadere la pioggia solo dove covava il fuoco. Maestro e discepoli, che si tenevano sulla strada, rimasero sotto il cielo limpido e non si bagnarono affatto. Passarono la notte sul posto, e il mattino successivo caricarono i bagagli.

     A questo punto Scimmiotto chiamò la Râksasî e le consegnò il ventaglio. "Ecco qua" le disse. "Non voglio che si dica che manco di parola. Riportalo sulla tua montagna e non provocare più incidenti. Ti sei pur perfezionata abbastanza da arrivare alla forma umana; è per questo che ti lascio andare."
     Quando la Râksasî lo ebbe in mano, recitò l'incantesimo per ridurlo alle dimensioni di una foglia di albicocco e se lo ripose in bocca. Poi ringraziò le loro santità e si ritirò. Avrebbe in seguito condotto una vita molto appartata e conseguito il giusto frutto, tanto da meritare perpetua memoria nei sutra del canestro.


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