Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Attraverso i rami spogli della foresta si vedono le montagne lontane, il primo ghiaccio dei torrenti, le pareti delle gole fino al fondo.
     È cessata ogni attività intorno ai bachi da seta. Regna la luna yin, la virtù dell'acqua è all'apogeo, la luce del sole rimane velata. Scendono i soffi della terra, salgono quelli dei cieli; non appare più l'arcobaleno, stagni e laghi sono spesso imprigionati dal ghiaccio. Fiori appassiti sul monte esaltano il verde dei pini e dei bambù irrigiditi dal gelo.

     Dopo aver camminato parecchio tempo, si avvicinarono nuovamente a un abitato. Il monaco cinese tirò le redini e disse: "Consapevole del Vuoto, vedi quelle torri? Che posto sarà?"
     Scimmiotto osservò e vide che si trattava di una città circondata da mura e da fossati.


     La città d'oro ha forma di drago acciambellato, oppure di tigre accovacciata. Da ogni parte giungono carri coperti da ricchi baldacchini: mille ruote segnano le carreggiate porporine. Sui parapetti dei ponti di giada si allineano chimere scolpite, su piedistalli d'oro sono erette le statue dei saggi. È proprio la capitale di un continente divino, una metropoli di diaspro, vasto e stabile dominio; possa prosperare per mille anni!
     I barbari vengono a rendere omaggio alla remota grazia sovrana, mari e monti si rivolgono verso il suo santo splendore. I viali e i regi mercati sono ordinati e puliti. Allegre canzoni risuonano nelle taverne e sulle torri fiorite. Dietro i palazzi, parchi con alberi di eterna primavera, che potrebbero accogliere il canto rivolto al sole dalle fenici multicolori.


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