Scimmiotto sogghignò: "Che infame sporcaccione! Ecco perché l'altro giorno aveva convitato il re diavolo toro. Ha raccolto tutta una banda di briganti, per commettere un misfatto dopo l'altro."
Mentre parlavano, spuntò Porcellino in compagnia di due o tre monaci muniti di lanterne: "Maestro, ora che avete pulito la pagoda, perché ve ne state a chiacchierare, invece di venire a letto?"
"Arrivi a buon punto" disse Scimmiotto. "Abbiamo saputo che il tesoro è stato rubato dal drago Ognissanti. Lo hanno confessato questi due mostriciattoli, che erano venuti qui a spiare il nostro arrivo e che ho colto con le mani nel sacco."
"Che mostri sono? Come si chiamano?"
"Sono pesci; si chiamano Benborba e Baborben."
"Benone: sono creature malefiche; hanno confessato; che cosa aspettiamo ad ammazzarli?" E Porcellino alzò il suo rastrello.
"Sta buono; non sei pratico. Conviene che li teniamo vivi: ci servono come testimoni davanti al re, e come informatori quando andremo a caccia dei ladri, per ricuperare il tesoro."
Il bestione abbassò la sua arma e tutti uscirono dalla pagoda. Le creature, saldamente afferrate l'una da Scimmiotto e l'altra da Porcellino, gridavano: "Fateci grazia!"
"Si pensava giusto di cucinare una bella zuppa di pesce fresco, per rimettere in sesto i nostri monaci dopo tutti i guai che voi gli avete procurato. Gli ingredienti migliori sono pesce siluro e pesce nero" li confortò Porcellino.
I giovani bonzi, tutti contenti, facevano strada al reverendo con le loro lanterne. Rientrati nella sala, corsero ad annunciare la buona notizia agli altri monaci: "Le cose si mettono bene! Rivedremo il cielo azzurro! Hanno catturato le creature malefiche che ci avevano rubato le reliquie."
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