Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Porcellino, la bocca sempre spalancata, ingoiava tutto con appetito da tigre e voracità da lupo, come potete immaginare: in breve spazzolò la tavola di ogni traccia di frutta e verdura. Si portò un supplemento di zuppa e di riso, e lui fece scomparire anche quello. Mai che rifiutasse di vuotare una coppa, qualunque bevanda ci fosse dentro. Il festino proseguì lietamente fino al pomeriggio avanzato.
     A Tripitaka che lo ringraziava della sua munificenza, il re disse: "Non è che l'espressione della nostra gratitudine per la cattura delle creature malefiche." E ordinò ai suoi: "Proseguiamo il banchetto nel palazzo Jianzhang, dove pregheremo i santi monaci di formulare un piano per la cattura del capo dei briganti e per il ricupero del tesoro."
     "Se è per questo, non datevi altro disturbo" replicò Tripitaka. "Permetteteci di congedarci e di andare senz'altro a catturare quei mostri."

     Il re non ne volle sapere, e insisté perché si recassero nel palazzo Jianzhang e ricominciassero il banchetto daccapo.
     "Chi di voi guiderà le truppe che sottometteranno i mostri e arresteranno i briganti?" chiese il re levando la coppa.
     "Daremo l'incarico al primo discepolo Scimmiotto" rispose Tripitaka. Il grande santo giunse le mani in segno di assenso.
     "Reverendo Scimmiotto" chiese il re, "quanti uomini e cavalli vi occorrono? Quando volete partire?"
     Porcellino non si trattenne dall'intervenire ruvidamente: "Che ce ne facciamo di uomini e cavalli? Che differenza fa un'ora o l'altra? Quando avremo finito di sbafare e non avremo più sete partiremo, e ritorneremo qui quando li avremo messi nel sacco."


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