"Sei pieno di zelo, Porcellino!" esclamò lieto Tripitaka.
"Facciamo così" propose Scimmiotto: "lasciamo qui Sabbioso a far compagnia al maestro, e noi due andiamo insieme."
"Se non vi occorrono uomini né cavalli, reverendi" insisté il re, "avrete magari bisogno di armi?"
"Non ci servono le armi che usate voi" rispose ridendo Porcellino. "Abbiamo con noi tutto quello che serve."
Allora il re prese un grande calice per vuotarlo in onore della spedizione.
"Io non bevo più" annunciò Scimmiotto. "Per favore, fate portar qui dalle guardie quei due mostri: ne avremo bisogno come informatori."
Il re diede l'ordine, e in breve tutti e due, tenendo quelle creature per la collottola, montarono sulle nubi e volarono via verso sud est. Proprio così.
Quando il re li vide volare,
Capì con chi aveva a che fare.
Se poi non sapete come avvenne la cattura, ascoltate il seguito.
CAPITOLO 63
UN MOSTRO A NOVE TESTE
IN CUI I DUE MONACI SCENDONO NEL PALAZZO DEL DRAGO E STERMINANO I MOSTRI, E I SANTI RICUPERANO IL TESORO SOTTRATTO ELIMINANDO LA PERVERSITÀ.
Narra il racconto che il re del paese di Jisai e i suoi ministri, dal più piccolo al più grande, videro Scimmiotto e Porcellino montare sulle nubi, stringendo per la collottola i due mostri. Essi alzarono le braccia ed esclamarono: "Non sono storie! Abbiamo la fortuna di vedere con i nostri occhi che immortali e buddha viventi esistono davvero."
Quando scomparvero all'orizzonte, il re si rivolse rispettosamente a Tripitaka e Sabbioso per ringraziarli: "Con i miei occhi materiali e il mio corpo di comune mortale, mi rallegravo che i vostri eminenti discepoli avessero potuto catturare quei mostri. Ma non immaginavo che fossero immortali capaci di cavalcare l'aria."
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