Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Il figlio del drago, nell'abito a lutto di canapa grezza, vegliava il cadavere del padre. Genero e nipote preparavano il vino per il pranzo funebre. Ed ecco Porcellino che sbuca urlando all'improvviso, cala il pesante rastrello sul capo del figlio e lo stende morto con nove fori sanguinanti sulla fronte. Tutti corrono qua e là come impazziti; madama drago singhiozza: "Non bastava il marito, quel brutto grugno di bonzo mi ha ucciso anche il figlio!"
     Al rumore, il genero corse a prendere il suo spiedo con la mezzaluna e venne all'attacco spalleggiato dal nipote. Porcellino parava i suoi colpi e si andava ritirando, finché apparvero sul pelo dell'acqua. Il grande santo e i sette fratelli si gettarono allora sul nipote del drago e lo fecero a pezzi.

     Vista la brutta piega che prendeva la situazione, il genero fece una capriola per aria, riprese il suo aspetto di volatile e spiegò le ali; a larghi giri, incominciò a salire alto nel cielo. Erlang lo prese di mira con il suo arco d'oro, incoccando un dardo d'argento. La creatura raccolse le ali e scese in picchiata su di lui, nell'intento di morderlo; ma quando fu vicino al suolo e mise fuori la sua testa supplementare, uno dei levrieri fece un gran balzo e gliela strappò via, sgocciolante di sangue. La creatura, con alte strida di dolore, risalì in alto e fuggì in direzione del mare del Nord. Porcellino voleva inseguirla, ma Scimmiotto lo trattenne: "Lascia stare: non inseguire il nemico che fugge. Forse non sopravviverà al morso che gli ha dato il cane. Tu piuttosto vieni con me: prenderò il suo aspetto e ritornerò nel palazzo; tu fingerai di inseguirmi. Io andrò dalla principessa e cercherò di farmi consegnare il tesoro."


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