Opere di letteratura italiana e straniera |
Il figlio del drago, nell'abito a lutto di canapa grezza, vegliava il cadavere del padre. Genero e nipote preparavano il vino per il pranzo funebre. Ed ecco Porcellino che sbuca urlando all'improvviso, cala il pesante rastrello sul capo del figlio e lo stende morto con nove fori sanguinanti sulla fronte. Tutti corrono qua e là come impazziti; madama drago singhiozza: "Non bastava il marito, quel brutto grugno di bonzo mi ha ucciso anche il figlio!"
Vista la brutta piega che prendeva la situazione, il genero fece una capriola per aria, riprese il suo aspetto di volatile e spiegò le ali; a larghi giri, incominciò a salire alto nel cielo. Erlang lo prese di mira con il suo arco d'oro, incoccando un dardo d'argento. La creatura raccolse le ali e scese in picchiata su di lui, nell'intento di morderlo; ma quando fu vicino al suolo e mise fuori la sua testa supplementare, uno dei levrieri fece un gran balzo e gliela strappò via, sgocciolante di sangue. La creatura, con alte strida di dolore, risalì in alto e fuggì in direzione del mare del Nord. Porcellino voleva inseguirla, ma Scimmiotto lo trattenne: "Lascia stare: non inseguire il nemico che fugge. Forse non sopravviverà al morso che gli ha dato il cane. Tu piuttosto vieni con me: prenderò il suo aspetto e ritornerò nel palazzo; tu fingerai di inseguirmi. Io andrò dalla principessa e cercherò di farmi consegnare il tesoro." |