Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Del furto, io non so niente. Fu un intrigo del genero con mio marito: sapevano delle reliquie buddiste che rendevano luminosa la pagoda, e se ne impadronirono con il trucco della pioggia di sangue."
     "E l'angelica come è stata rubata?"
     "Fu mia figlia, la principessa Ognissanti, che entrò di soppiatto nel Cielo della Grande Rete e rubò l'angelica a nove foglie. Serve a proteggere da ogni corruzione le reliquie con il suo soffio di immortalità, e a farle brillare per mille e mille anni. So che, se la si usa per spazzare il pavimento, si lascia dietro una scia di raggi luminosi con tutti i colori dell'arcobaleno. Ma ora che vi siete impadroniti di tutto e avete distrutto la mia famiglia, vi supplico, lasciatemi almeno la vita."
     "E perché ti dovremmo risparmiare?" brontolò Porcellino.

     "Era solo una parente dei colpevoli" considerò Scimmiotto. "Ti perdoneremo, a patto che ti dedichi in perpetuo a proteggere la pagoda."
     "Bella morte non vale misera vita: farò come volete."
     Il Novizio fece portare una catena e forò la scapola di madama drago. Dopo averla incatenata, si organizzò il ritorno del tesoro nello stupa.
     Il re venne sul suo carro con Tripitaka, tenendolo per mano, seguito dagli ufficiali civili e militari. Entrarono nel monastero e salirono fino al tredicesimo piano della pagoda, dove collocarono le reliquie e misero l'angelica in un vaso. La luce di mille fuochi riprese a fluire nelle otto direzioni, per la comune edificazione dei vicini dei quattro orienti.
     Quando ridiscesero, il re dichiarò: "Senza il reverendo buddha e i tre pusa qui presenti, non saremmo mai riusciti a mettere in chiaro questo difficile caso."


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