Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Ai piedi della rupe, sulla riva
     Del gelido ruscello, si rannicchia
     Il vecchio tempio desolato. Intorno
     Persin gli alberi son vecchi cadenti.
     Di infinite stagioni sono i muschi
     Che coprono i gradini. Intorno ai massi
     Corrosi, dei bambù tristi si chinano
     Senza canto d'uccelli. Si cancellano
     I segni umani in quella solitudine,
     Abbandonata anche dagli animali.

     "Non mi piace questo posto" dichiarò Scimmiotto annusando l'aria. "Sarà meglio che non ci fermiamo a lungo."
     "Hai torto, fratello" replicò Sabbioso. "Un posto come questo, abbandonato da tutti, non può ospitare nemmeno mostri o creature malefiche. Non c'è nulla da temere."
     Aveva giusto finito di dirlo, che sibilò il vento e apparve un vecchio vestito modestamente, con un berretto quadrato, sandali di paglia e una canna in mano; lo seguiva un servo fantasma dalla faccia blu, la barba rossiccia e i denti sporgenti, che reggeva sul capo un vassoio di focacce. Il vecchio si inginocchiò: "Grande santo, sono l'umile divinità locale della Cresta dei Rovi. Ho saputo del vostro arrivo e vi ho fatto preparare queste focacce. È tutto ciò che posso offrirvi, venerati maestri, in questo luogo solitario dove non si trova nessuna abitazione umana."

     Porcellino si fece avanti tutto contento per assaggiare le focacce, senza badare all'atteggiamento guardingo e ostile di Scimmiotto. Il quale gli gridò: "Non toccare niente! Questa persona non dice la verità." Poi si rivolse all'intruso: "Come ti è venuto in mente di venire a raccontare frescacce al vecchio Scimmiotto? Bada alla tua zucca!"


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