Che mi han scurito la vecchia carcassa.
Mi sono conservato estraniandomi
Dal mondo polveroso. I sette saggi
Son miei compagni di bevute; amici
In poesia i sei eccentrici. Oro e giada
Noi maneggiamo, non chincaglierie!"
Quanto a Frugale, concluse dicendo:
"Ho vissuto per più di mille anni,
Costante e puro. Da pioggia e rugiada
Cavo il mio nutrimento; dai misteri
Dell'universo la mia volontà;
Dalle stagioni e dai molti paesaggi
Della montagna i miei piaceri. Gli ospiti
Intrattengo nell'ombra della casa
A giocare agli scacchi, fare musica
Con il liuto e far lieti conversari."
Tripitaka si congratulò con loro: "Godete tutti e quattro di un'età ragguardevole. Il reverendo Frugale supera addirittura i mille anni! Non sarete per caso i quattro canuti vegliardi dei Han?"
"Ci volete proprio lusingare. Non siamo che quattro vecchi che vivono soli sulla montagna, e non abbiamo niente in comune con i nobili personaggi che dite. Possiamo permetterci di chiedervi la vostra età?"
Tripitaka giunse le mani, si inchinò e rispose:
"Votato alla disgrazia ancora prima
Di venire alla luce, quarant'anni
Or sono, giacqui abbandonato ai flutti
Finché sul Monte d'Oro fui salvato.
Passai tutta la vita a legger sutra
E pregare devoto il nostro Buddha.
Mentre per un incarico imperiale
Compio un viaggio a Occidente, questo incontro
Mi onora come fatto eccezionale."
I quattro vegliardi fecero un concerto di elogi: "Il santo monaco si è consacrato alla dottrina del Buddha fin dalla nascita. Per forza è un bonzo eminente, che possiede la Via! Poiché abbiamo la rara fortuna di parlarvi, ci permettete di sollecitare qualche notizia sulla legge e sulla meditazione, che ci conforti per il resto dei nostri giorni?"
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