"Che bestia, me n'ero dimenticato! Dovrebbero star chiusi in un forno, a quanto mi hanno detto. Porcellino, vieni con me a liberarli."
Localizzarono il forno e Porcellino, rinvigorito dal buon pasto, non ebbe difficoltà a spalancarlo con un colpo di rastrello. Gli dèi furono slegati e sfilarono davanti a Tripitaka, che per l'occasione si era messo il suo kasâya da cerimonia e li ringraziò uno per uno. Essi salutarono e se ne tornarono a casa.
Maestro e discepoli si presero mezza giornata di riposo, durante la quale si limitarono a curare il cavallo e riordinare i bagagli. La mattina seguente, con una torcia, diedero fuoco a edifici, pagode, sale di preghiera e trono di loto, in modo da ridurre tutto in cenere. Poi ripresero il loro cammino.
Anche da questa prova escono illesi
E liberi di andar verso la meta.
Se poi non sapete quando riuscirono a raggiungerla, quella meta, ascoltate il seguito.
CAPITOLO 67
IL SENTIERO DEI CACHI MARCI
IN CUI LA NATURA MEDITANTE SI COMPIACE DEL SALVATAGGIO DI TUOLUO, E IL CUORE DELLA VIA SI PURIFICA SFUGGENDO ALLA CONTAMINAZIONE.
Lasciato il falso paradiso dell'Ovest, i quattro pellegrini proseguirono allegri per la loro strada. Un mese dopo, ormai nel cuore della primavera, si ritrovarono al crepuscolo fra boschi e giardini fioriti, mentre il cielo si incupiva e il vento sferzava la pioggia.
"Discepoli" disse Tripitaka tirando le redini, "si fa tardi e il tempo è cattivo: dove troveremo riparo?"
"Anche se non trovassimo alloggio per la notte" rispose ridendo Scimmiotto, "non ci mancano le risorse: alla peggio Porcellino raccoglierà erba per i giacigli e Sabbioso abbatterà qualche pino. Io mi candido come carpentiere: vi costruirò una capanna sul ciglio della strada, abbastanza comoda da trascorrervi un anno, se volessimo."
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