Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Lascia stare, fratello" replicò Porcellino. "Questo non è il posto adatto: di sicuro è infestato da lupi e fiere, e magari ci bazzicano lamie e gnomi. C'è da guardarsi le spalle di giorno; figurati i rischi che si corrono di notte."
     "Bestione mio" lo stuzzicò Scimmiotto, "ogni giorno che passa diventi più poltrone. Non per vantarmi: col mio bastone in mano, cadesse il cielo, mi sentirei di rimetterlo in sesto."
     Mentre chiacchieravano, giunsero in vista di un villaggio. "Siamo a posto!" esclamò Scimmiotto. "Ecco là il nostro alloggio."
     "Dove?" chiese il reverendo.
     "Non vedete? Là, al margine di quel boschetto" fece il Novizio additando un'abitazione. "Chiederemo riparo per la notte e ripartiremo domattina."
     Il reverendo spronò lieto il cavallo e ne smontò quando giunse al cancello del recinto, che era saldamente sbarrato. "Aprite! Aprite!" gridò Tripitaka bussando.

     Venne ad aprire un vecchio appoggiato al bastone, vestito di tela greggia, con sandali di paglia e un turbante nero in capo: "Chi fa tutto questo chiasso?"
     Tripitaka lo salutò inchinandosi e giungendo le mani sul petto: "Onorevole donatore, questo povero monaco, vostro servitore, è stato inviato dalle terre dell'Est in cerca dei sutra nel Paradiso dell'Ovest. Passando per il vostro stimato paese mentre scende la sera, mi permetto di formular voti perché ci diate riparo per la notte nella vostra nobile residenza. Oso sperare che non vi recheremo disturbo."
     "Volete andare a ovest, bonzo? Non raggiungerete mai la vostra meta. Siete nella regione del paradiso minore dell'Ovest; quello maggiore è lontanissimo, e la strada è impraticabile. Non vi sarà facile nemmeno uscire da questa zona."


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