"Caro vecchio signore" riprese Scimmiotto con un sorriso a denti stretti, "voi non avete le pupille in mezzo agli occhi: mi date del fantasma impestato, e non vi rendete conto di chi sono io. I fisionomisti dicono: viso bizzarro è roccia che racchiude giada. Se uno giudica la gente dall'aspetto, può prendere delle grosse cantonate. Lo so che sono brutto, ma ho altre qualità."
"Tu chi sei? Di che qualità ti vanti, se è lecito saperlo?"
Scimmiotto si mise a ridere: "Io?
Vengo dall'Est; sul Monte Fiori e Frutti
Nacqui. Da buon maestro appresi l'arti
Marziali, a me ben note in ogni aspetto.
So rivoltare il mare, batter draghi,
Scacciare il sole e sollevar montagne.
Son specialista nella caccia ai diavoli.
Se occorre, sposto le costellazioni.
In cielo e in terra è temuta la scimmia
Che si sa trasformare in mille modi."
Il malumore del vecchio lasciò subito posto alla gioia. Divenne persino gentile, e s'inchinò dicendo: "Signori, vi prego, entrate nella mia umile capanna e mettetevi a vostro agio."
I quattro pellegrini fecero il loro ingresso con cavallo e bagagli. Rovi spinosi circondavano la corte e coprivano il muro in cui si apriva l'ingresso della cinta interna; superato il quale videro la casa, dal tetto di tegole a tre campate. Il vecchio li introdusse, spinse delle seggiole verso di loro e ordinò di servire il tè e di preparare il pranzo. Poco dopo si misero a tavola, dove furono serviti molti piatti: glutine di grano, formaggio di soia, patate dolci, radici bianche, senape, rape, riso profumato e zuppa piccante alla malva. Di che nutrire a sazietà maestro e discepoli.
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