Il Novizio si divertiva un mondo: "Un altro che ebbe il fatto suo."
"Anche questa volta ci furono un sacco di spese e di danni da risarcire."
"Non importa, non vi date pensiero. Questa sarà la volta buona."
"Se davvero siete capaci di liberarci, inviterò gli anziani del villaggio a firmare un contratto con voi: se riuscite, avrete come ricompensa la somma che chiederete, non un soldo di meno. Se non riuscite, saremo indenni da qualunque responsabilità: carta canta."
"Siete rimasti scottati due volte" esclamò ridendo Scimmiotto. "Ma state tranquillo: noi non siamo persone di quel tipo. Andate pure a chiamare gli anziani, se volete."
Il vecchio, tutto contento, mandò subito un garzone a invitare il vicino di destra e quello di sinistra, il cugino, il cognato, alcuni parenti e amici. Vennero otto o nove persone. Fatte le presentazioni, si parlò della cattura del mostro.
"Quale degli eminenti discepoli se ne incaricherà?" chiesero.
"Ci penserà l'umile bonzo che vedete" rispose Scimmiotto incrociando le mani.
"Non è possibile!" gridarono quelli. "Si tratta di una creatura gigantesca, fornita di grandi poteri; mentre questo reverendo è così piccolo e sparuto, che tutto intero non basterebbe a otturargli un dente."
"Non avete occhio, cari signori" replicò Scimmiotto con aria canzonatrice. "Sono piccolo, ma piuttosto robusto. Sono di quelli che hanno bevuto l'acqua della macina, e così hanno imparato a macinare."
Gli anziani si inchinarono: "Qual'è il vostro prezzo, reverendo?"
"Non parliamo di ricompense. Dice l'adagio: parli d'oro, e ti stordisci; dell'argento, e ti abbrutisci; di sapeche, e imputridisci. Siamo monaci cui importa accumulare solo meriti; i soldi non ci interessano."
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