"A quanto pare, siete proprio monaci eminenti che osservano i comandamenti. Ma non possiamo chiedervi di aiutarci senza corrispettivo. Noi viviamo delle risorse della terra. Poiché non volete denaro, se ci sbarazzate di quella bestia impura e liberate il paese, ogni famiglia vi darà due mu di buona terra. Ne metterete insieme mille mu e potrete costruirci un monastero, installarvi maestro e discepoli, e praticare la meditazione invece di andar vagabondi."
"Peggio che mai" disse Scimmiotto scoppiando a ridere. "Non parliamo di terra! Vorrebbe dire allevare cavalli, lavorare la campagna, mietere grano e fieno, coricarsi a notte avanzata e alzarsi all'alba. Ci sarebbe da crepare di noia."
"E allora che cosa possiamo darvi?"
"Per noi che abbiamo abbandonato le nostre famiglie, basterà una tazza di tè e un pasto di magro."
"Niente di più facile. E come contate di fare?"
"Quando quella bestia si farà vedere, l'acchiapperò."
"Ma è una creatura gigantesca! È alta dalla terra al cielo, arriva con l'uragano e riparte nella nebbia. Come vi avvicinerete a lei?"
"Non stiamo a discutere" rispose Scimmiotto ridendo. "Io cavalco vento e nuvole; per quanto grande sia, so il modo di metterla sotto."
Mentre conversavano, sibilò il vento. Gli anziani tremarono come foglie e balbettarono: "Questo bonzo ha sulla bocca il sale della maledizione. Parla del mostro, e subito compare."
Il vecchio Li aprì una porticina segreta e gridò ai parenti e a Tripitaka: "Presto, entrate nel rifugio, arriva il mostro!"
Nel panico generale, Porcellino e Sabbioso si avviavano con gli altri. Ma Scimmiotto li afferrò per il collo: "Siete matti? Vi dimenticate che i monaci non devono entrare nelle stanze interne delle case? Voi mi fate compagnia: si va nella corte a vedere di che cosa si tratta."
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