"Fratello" protestò Porcellino, "a pagare il conto per scoprire di che cosa si tratta ha già provveduto questa gente. Se si alza il vento, arriva il mostro; non c'è altro da sapere. Se loro vanno a nascondersi, perché noi, che siamo degli estranei, ci dovremmo esporre?"
Ma Scimmiotto non lo ascoltava nemmeno; senza mollare la presa, se li portò tutti e due nella corte. Che vento soffiava!
Abbatte piante, riempie di terrore
Persino i lupi. Mette sottosopra
Mari e fiumi, sconvolge fin le rocce
Del Monte Hua, scuotendo l'universo.
I paesani si barricano in casa,
I ragazzi si coprono la testa.
Tutto il mondo è piombato nelle tenebre,
Cupe nubi ricoprono le stelle.
Porcellino si lasciò cadere tremante e infilò il grugno nel terriccio. Sabbioso non osava aprire gli occhi. Scimmiotto annusava l'aria, alla ricerca di elementi di giudizio. In breve l'uragano cessò e si videro nello spazio due deboli luci.
"Ragazzi, il vento ha smesso" disse Scimmiotto. "Tiratevi su e guardate."
Il bestione sollevò il grugno, ne scosse la terra e guardò in alto. Quando vide quelle luci, disse ridacchiando: "Sembra un tipo beneducato, questo mostro; dovremmo farcelo amico."
"Come fai a dirlo, se non si vede niente in questo buio pesto?" chiese Sabbioso.
"Ricordati il detto degli antichi: di notte cammina a lume di candela; senza candele, vattene a letto(56). Il mostro lo sa, e cammina a lume di candela."
"Non si tratta di candele; quelli sono occhi che brillano."
"Santo cielo!" esclamò il bestione rattrappito dalla paura, tanto che la sua statura scese di tre pollici. "Se ha occhi di quelle dimensioni, chissà com'è grande la bocca."
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