"Cosa fai?" gridò il Novizio ridendo come un matto. "Che ti prende? Il serpente se n'è andato."
"Seguo il detto: battere l'erba per scacciare il serpente."
"Sei un bel cretino. Sbrigati, lo dobbiamo inseguire."
Attraversarono di gran corsa un crepaccio, e di colpo se lo trovarono di fronte, acciambellato ma con la testa eretta e la gola spalancata per ingoiarli. Porcellino, spaventato, si fermò; Scimmiotto continuò la corsa e finì dritto dentro la bocca spalancata. Il serpente lo inghiottì in un boccone, mentre Porcellino si disperava e si batteva il petto: "Ahimè, fratello, ti ha preso!"
Dal ventre della creatura, la voce soffocata di Scimmiotto gridò: "Non preoccuparti! Il gioco col serpente non è finito: ora gli faccio fare il ponte." In effetti il mostro curvò la schiena e assunse la forma dell'arcobaleno.
"L'aspetto del ponte ce l'ha" concesse Porcellino. "Ma vorrei sapere chi si arrischierebbe a salirci sopra."
"Adesso farà la barca. Guarda!" E mise di traverso la sua sbarra di ferro, spingendogli il ventre verso terra; con la testa drizzata, il povero mostro ricordava una chiatta fluviale.
"Sembra una barca, ma gli manca la vela" scherzò Porcellino.
"Fatti in là: glieli do io i mezzi di utilizzare il vento in poppa!" E gli puntò la sbarra di ferro nella schiena, allungandola di parecchie tese: sembrava l'albero maestro.
La povera bestia, straziata dal dolore, si mise a correre più del vento giù dalla montagna. Dopo una ventina di li, si afflosciò nella polvere: aveva esalato l'ultimo respiro. Porcellino, che le era corso dietro, ne approfittò per batterla ben bene con il rastrello.
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