Scimmiotto si aprì un passaggio nel fianco del mostro e sbucò all'aperto: "Non vedi che è morto? Perché lo picchi?"
"Fratello, non sapevi che battere i serpenti morti è una mia specialità?"
Riposero le armi, afferrarono il serpente per la coda e ripresero la via di casa.
Al villaggio di Tuoluo, il vecchio Li diceva a Tripitaka: "La notte è trascorsa e i vostri discepoli non si vedono. Di certo sono morti."
"Spero che la situazione non sia tanto grave. Andiamo a vedere."
In quel momento giunsero Scimmiotto e Porcellino, che si trascinavano dietro l'immenso pitone, gridando di fare largo. Tutti fecero festa; giovani e vecchi, uomini e donne, tutto il villaggio si venne a prosternare: "Signori, è proprio il mostro che ci perseguitava. Con la potenza della legge ci avete liberato dalla perversa creatura. Ora potremo vivere in pace."
Tutti manifestavano la loro gratitudine, invitavano i pellegrini nelle loro case e offrivano ricompense.
Maestro e discepoli furono trattenuti per sei o sette giorni, e riuscirono a ripartire solo insistendo con molta fermezza. Poiché non volevano denaro, tutti offrivano provviste e frutta, caricate su cavalli e muli. Dopo il banchetto di addio, li accompagnarono in corteo con bandierine e decorazioni; era un corteo di sette od ottocento persone.
Le manifestazioni di esultanza continuarono per un pezzo, finché si avvicinarono troppo al Sentiero dei Cachi Marci, perché si riuscisse a pensare ad altro che al fetore e alla sporcizia sparsa sul cammino. Tripitaka esclamò: "Consapevole del Vuoto, come faremo ad andare avanti in queste orribili condizioni?"
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