"Si vede che io tengo alla forma più di voi" concluse Scimmiotto.
Un cameriere portò loro il cibo: una ciotola di riso, una di farina di grano, due manciate di verdura, quattro pezzetti di formaggio di soia, due focacce di glutine, un piatto di germogli essiccati di bambù e uno di orecchiette. Disse: "Potete cuocere il cibo nel forno che troverete nella stanza ovest; è pronto e pulito, basta accendere il fuoco."
"Scusate" domandò Tripitaka, "sapete se a quest'ora il re riceve in udienza?"
"Il re nostro signore sta appunto tenendo udienza, perché oggi è un giorno particolarmente fausto. Non lo faceva da parecchio tempo e, se doveste perdere l'occasione per presentare il vostro passaporto, chissà quanto dovreste aspettarne un'altra. Vi conviene affrettarvi."
"Consapevole del Vuoto" gridò subito Tripitaka, "pensa tu a cuocere il cibo. Io vado a corte a presentare i documenti. Quando ritornerò pranzeremo, e poi ripartiremo."
Porcellino gli porse le carte e il kasâya, che Tripitaka indossò per presentarsi con decoro; quindi uscì raccomandando che non andassero attorno a provocare scandali.
Quando giunse alla Torre delle Cinque Fenici - in vista di edifici, torri e terrazze di cui non si finirebbe mai di lodare il magnifico aspetto - si fece annunciare dall'ufficiale di servizio, che si recò ai piedi dei gradini di giada e disse: "C'è qui un monaco inviato in missione dai grandi Tang dell'Est per rendere omaggio al Buddha nel Monastero del Colpo di Tuono e chiedergli le scritture. Vorrebbe far vidimare il suo passaporto e attende la vostra convocazione."
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