"Che bisogno hai di andare al mercato? Non hai visto quante botteghe ci sono nella strada?"
"Il maestro diceva di camminare a occhi bassi, e io non ho visto niente."
"C'è una quantità di botteghe di vino, riso, farine; senza parlare delle mercerie, seterie, drogherie. Belle case da tè e molti ristoranti. Tagliatelle, focacce, pani cotti al vapore; e anche verdure, spezie, piatti pronti. E tutti quei dolci esotici, timballi, fritture, confetture al miele: una quantità incredibile di buone cose. Che ne dici? Potremmo uscire insieme."
Il bestione lo fissava e faceva le bave. Inghiottì la saliva, balzò su e dichiarò: "Fratello, d'accordo, stavolta offri tu. Quando avrò raggranellato qualche soldo, toccherà a me."
"Tu, Sabbioso, prepara il riso; noi ti porteremo il condimento" raccomandò Scimmiotto ridacchiando fra sé.
Sabbioso capì che Scimmiotto voleva burlarsi di Porcellino e stette al gioco: "Andate, comprate e non restate a becco asciutto."
Porcellino portò con sé una ciotola e un piatto. Il direttore dell'albergo domandò: "Dove andate, reverendi?"
"Vogliamo acquistare condimenti" rispose Scimmiotto.
"Seguite la strada verso ovest e girate all'altezza della Torre del Tamburo. Lì c'è l'emporio dei Zheng, dove troverete olio, sale, aceto, zenzero, pepe, tè. Tutto quello che volete."
Si presero per mano e si incamminarono. Ma davanti alle botteghe e ai ristoranti Scimmiotto tirava di lungo e non si fermava. "Fratello, per carità, fermiamoci!" si spazientiva Porcellino. "Non farmi passare davanti a questo ben di dio senza assaggiare niente."
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