Scimmiotto non intendeva fare acquisti, ma contava solo di divertirsi alle sue spalle; perciò diceva: "Non qui, saggio fratello. Andiamo avanti! Qui i prezzi sono troppo alti; ti manca il senso dell'economia. Cerchiamo una bottega più grande."
Ancora una volta la gente si spingeva per venirli a guardare. Quando giunsero alla Torre del Tamburo, una folla innumerevole, accalcata e vociferante, bloccava il traffico.
"Fratello, ci rinuncio" dichiarò Porcellino. "Fanno più baccano di prima e li credo propensi a dar la caccia ai bonzi. Finiremo per essere arrestati: che ne sarà di noi?"
"Balle! Fare il monaco non viola nessuna legge; perché ci dovrebbero arrestare? Andiamocene per i fatti nostri, a fare acquisti nella bottega dei Zheng."
"Nemmeno per sogno; non voglio guai! In mezzo a tutta questa gente, basta che mi càpiti di agitare un po' le orecchie perché ne caschino in terra parecchi. Se poi qualcuno non si rialza, sarà colpa mia e la faranno pagare a me."
"Allora fermati qui. Io vado a fare gli acquisti e ti porterò tagliatelle e focacce."
Il bestione tese al Novizio i suoi recipienti e si fermò faccia al muro, volgendo le spalle agli spettatori. Non si sarebbe girato per tutto l'oro del mondo.
Scimmiotto, facendosi strada tra la folla, vide che essa si era raccolta per leggere un proclama affisso alla porta della torre. Spinse anche lui per avvicinarsi, e i suoi occhi di fuoco dalle pupille d'oro lessero quanto segue:
Da quando noi, sovrano del Paese di Viola Porpora, siamo saliti al trono, i quattro orienti sono pacificati e il popolo gode vita tranquilla. Ma negli ultimi tempi le preoccupazioni del governo ci hanno procurato una lunga malattia che ci inchioda a letto. Il reale collegio di medicina ci ha fornito molte eccellenti prescrizioni, ma il male risulta difficile da curare.
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