"Guarda, bestione, che devi aver fatto una bella confusione" sghignazzò Scimmiotto. "Io ti ho portato buone cose da mangiare, ma tu eri scomparso. E di quale proclama vai cianciando?"
"Ecco qui: senti un po' le guardie che erano di servizio sul posto."
Si fecero avanti gli eunuchi: "Monsignor Scimmiotto, oggi il destino sorride al nostro sovrano, perché vi manda da noi a esercitare il vostro eminente talento medico. Se riuscirete a guarirlo, acquisterete metà del regno."
Il Novizio si diede un contegno riservato, lesse il proclama che Porcellino gli tendeva e disse: "Suppongo che siate voi a sovrintendere a queste cose."
Gli eunuchi si prosternarono: "I vostri schiavi sono funzionari della corte interna, addetti alla direzione dei riti. E queste sono guardie in divisa di broccato."
"È vero: sono stato io a staccare questo appello ai medici, e a farvi guidare fin qui dal mio condiscepolo. Ricordate l'adagio: la vera medicina non è in vendita. Venga il vostro re a chiedermi ciò che gli serve. Per guarirlo mi basta tendere la mano."
Gli eunuchi si meravigliavano. "Non è possibile che avanzi queste incredibili pretese senza qualche fondamento. Qualcuno di noi resti qui a pregarlo in silenzio; gli altri andranno a corte a presentare rapporto."
Un eunuco e alcune guardie andarono a corte e si presentarono ai piedi del trono: "Maestà, vi annunciamo una rara fortuna."
Il re, che stava concludendo il colloquio con Tripitaka, chiese: "Quale fortuna?"
"I vostri schiavi hanno diffuso stamane l'appello ai medici, affiggendolo ai piedi della Torre del Tamburo; lo ha staccato un santo monaco, il reverendo Scimmiotto venuto dall'Est. In questo momento si trova nella pubblica casa di ritrovo e vorrebbe essere invitato di persona da vostra maestà. Guarisce con l'imposizione delle mani."
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