Il re si rivolse a Tripitaka: "Maestro della legge, parlatemi dei vostri eminenti discepoli."
"Il povero monaco vostro servitore ha tre stupidi discepoli" rispose Tripitaka giungendo le mani.
"Chi di loro è pratico di medicina?"
"Per dire la verità, i miei discepoli sono gente rozza, che ha il compito di portar pesi, guadare torrenti e guidare la mia umile persona attraverso le montagne. Nei momenti pericolosi hanno abbattuto qualche diavolo o catturato qualche mostro, sottomesso draghi o ucciso tigri; ma non sanno fare altro. Di medicina non se ne intendono."
"Troppo modesto, maestro della legge! Fu sicuramente il cielo a mandarvi qui il giorno in cui eccezionalmente mi riusciva di tenere udienza. Se il vostro eminente discepolo non si intendesse di medicina, non avrebbe staccato l'avviso e non mi chiederebbe di andare ad accoglierlo personalmente. È certo capace di curare persone di stirpe reale." E ordinò: "Ministri, sono troppo debole per arrischiarmi a salire sul carro reale. Andate a mio nome dal reverendo Scimmiotto per insistere perché venga a farmi una visita medica. Trattatelo con rispetto, rivolgetevi a lui come reverendo e monaco divino, salutatelo come se fosse il vostro sovrano."
Ministri, eunuchi e guardie si recarono all'albergo, e si schierarono in ordine di rango per presentare i loro rispetti. Porcellino fu tanto impressionato, che si andò a nascondere in un bugigattolo; Sabbioso si ritirò in un angolo per non far notare la sua presenza. Il grande santo troneggiava impassibile al centro della stanza. Intanto Porcellino smoccolava indignato: "Guardate che ciurmatore è quel macaco! Lo vengono a omaggiare come se fosse chissà chi, e lui non fa una piega, non si alza nemmeno da sedere, il brutto cafone."
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