Dopo le cerimonie di saluto, i sopraggiunti dichiararono: "Ecco l'incarico che sua maestà ci ha dato presso il divino monaco, il reverendo Scimmiotto: noi, ministri del sovrano del paese di Viola Porpora, rendiamo rispettosamente nota la reale direttiva di impetrare una vostra visita a corte, per esaminare lo stato di salute del re."
Infine Scimmiotto si decise ad alzarsi: "Perché il malato non è venuto di persona?"
"Il nostro sovrano si sentiva troppo debole per salire sul carro reale; questo è il solo motivo per cui ha mandato noi a rappresentarlo."
"In tal caso, verrò con voi."
I funzionari civili e militari si avviarono per ordine di rango. Porcellino sibilò a Scimmiotto, che li seguiva: "Fratello, lasciaci fuori da questa storia!"
"D'accordo. Ma dovrete ricevere i farmaci che vi porteranno."
"Quali farmaci?"
"Qualunque farmaco vi venga presentato."
Il corteo giunse in breve a palazzo. I ministri entrarono per primi ad avvertire il re, che fece arrotolare le cortine di perle, volse intorno gli occhi di fenice dalle pupille di drago e domandò: "Chi di voi è il reverendo monaco Scimmiotto?"
"Il vecchio Scimmiotto sono io!" gridò il Novizio facendo un passo avanti.
Il re, spaventato dalla brutta faccia e dalla brusca risposta, si accasciò tremante sul trono; eunuchi e dame di servizio si precipitarono a portarlo via.
"Mi ha spaventato a morte" bisbigliava il re. Gli ufficiali non trattennero più le proprie critiche: "È un bonzo grossolano e sfacciato! Quella mossa di strappare dal muro il proclama reale è intollerabile!"
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