"Il fatto è, ragazzi miei, che non vi intendete di farmacia. Si chiama brina di mille piante e cura tutte le malattie. Non lo sapevate?"
Il bestione raspò. Poi Scimmiotto gli tese una tazza e disse: "Non è finita. Riempi questa a metà di piscia di cavallo."
"Che cosa te ne fai?"
"Mi serve per confezionare le pillole."
"Dài, fratello, è uno scherzo!" rise Sabbioso. "La piscia di cavallo puzza: non si può metterla nelle medicine. Ho visto farmaci confezionati con i più vari materiali: pasta d'aceto, colla di riso, miele chiarificato, magari acqua pura. Ma piscia di cavallo! Un malato che l'annusi, vomiterà l'anima sua. Per di più l'accompagni con il rabarbaro e il croton: quel meschino butterà ciò che contiene da tutti i buchi. Non ci sarà da divertirsi."
"Ti sfuggono i particolari: non stiamo parlando di un cavallo qualsiasi. La verità è che userò piscia di drago dei mari occidentali: quella è un vero toccasana. Certo Porcellino deve trattarlo con accortezza ed essere paziente, altrimenti non ne verrà a capo."
Porcellino corse nella stalla e trovò la bestia che dormiva. Le tirò un calcio per svegliarla, le compresse la vescica e le mise sotto la tazza. Aspettò un bel pezzo, ma non usciva niente. Perciò ritornò da Scimmiotto e gli disse: "Invece di curare il re, farai bene a occuparti del cavallo. Quel pendaglio da forca è completamente all'asciutto, non c'è verso di cavarne una goccia."
Il Novizio rise: "Andiamo insieme." E Sabbioso: "Vengo a vedere anch'io."
Quando giunsero nella stalla, il cavallo apostrofò Scimmiotto: "Fratello maggiore, andiamoci piano con la mia orina. Sai benissimo che se facessi i miei bisogni mentre attraverso un corso d'acqua, al loro contatto i pesci diventerebbero draghi. Se ne annaffiassi l'erba della montagna, ci crescerebbe il fungo magico che dona longevità. Non penserai che distribuisca sconsideratamente i fatti miei in questo volgare mondo di polvere."
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