Proprio allora due eunuchi si avvicinarono a due leve laccate di rosso infisse nel terreno e le spostarono: subito si aprì fra l'erba un'ampia botola rettangolare.
"Là sotto, a una profondità di nove tese" spiegò il re, "sono state scavate nove camere. Lampade alimentate da quattro grandi giare d'olio chiaro ardono continuamente. Quando ci siamo nascosti, i cortigiani richiudono il passaggio e ne cancellano ogni traccia."
"Non credo che il mostro ce l'abbia con voi" commentò Scimmiotto; "altrimenti questi mezzi non basterebbero a proteggervi."
Mentre parlava soffiò da sud un vento d'uragano, che sollevava terra e polvere. "Il bonzo del malanno deve avere il sale sulle labbra" gridarono risentiti i cortigiani. "Nomina il mostro, ed eccolo qui."
Tutti si dispersero; il re e Tripitaka scesero nel buco aperto ai loro piedi, e Porcellino e Sabbioso cercarono di seguirli. "Fermi lì!" esclamò Scimmiotto afferrandoli per le braccia. "Fratellini, non vi spaventerete per così poco. Facciamo conoscenza con questa creatura, e vediamo che tipo è."
"Balle!" protestò Porcellino. "Tutti scappano. Perché noi dobbiamo restar qui come scemi a reggere il moccolo?" Ma i tentativi di liberarsi dalla ferrea stretta di Scimmiotto furono vani. Ed ecco comparire il mostro:
Che corpo spaventoso, lungo come la fame!
Occhi come fanali, orecchie da elefante
E le zanne d'acciaio aguzze come chiodi.
Le sopracciglia rosse come un arco di fiamma.
Il gran naso protende narici come truogoli.
Crescono sul suo mento pelacci aggrovigliati,
|