Scimmiotto la prese, ma in quel momento un ufficiale corse trafelato ad annunciare: "Un incendio è scoppiato alla porta ovest."
Invece di portare la coppa alle labbra, Scimmiotto la lanciò in aria colma com'era; l'oggetto d'oro ricadde a terra. Il re, confuso, si inchinò per scusarsi: "Mille scuse, divino monaco, dovete perdonarmi. Sono in torto. Avrei dovuto pregarvi di salire nella sala grande e porgervi i miei ringraziamenti nelle dovute forme; ma il vino era qui, a portata di mano, e io ve l'ho offerto senza riflettere. Certo è questo che volete rimproverare con il vostro gesto."
"No, no, il motivo è tutt'altro" rispose sorridendo Scimmiotto.
Ed ecco che vennero ad annunciare: "Che fortuna! Un improvviso rovescio di pioggia ha subito spento le fiamme dell'incendio. L'acqua ha inondato la strada, ma ha uno strano odore di vino."
"Vedete?" rise il Novizio. "L'incendio è stato provocato dal mostro che avevo messo in fuga; ho lanciato in aria la coppa perché il fuoco non ardesse il sobborgo ovest della città. Tutto qui."
Il re, strabiliato, voleva recarsi nella sala di stato, davanti al notaio, e ceder loro trono e regno. Ma Scimmiotto disse ridendo: "Non divaghiamo, ora mi occorre un'informazione. Il mostro che ho messo in fuga si diceva ricognitore del Rivale del Pianeta Malefico: sarà tornato a casa a riferire come sono andate le cose, ma non credo che il suo capo la manderà giù. Mobiliterà il suo esercito e lo porterà qui: la guerra, anche se vinta, reca alla gente molti danni e sofferenze. Vostra maestà, poi, ne sarebbe più terrorizzato che mai. Sarà più pratico portar la guerra in casa del nemico; ma non so in quale direzione e a quale distanza si trovi la sua residenza."
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