A questa domanda, il re sentì una fitta di dolore; senza riuscire a trattenere le lacrime, rispose:
"Mia moglie fu rapita di sorpresa:
Non ci fu il tempo di manifestare
L'infinito dolore, né mi diede
Un pegno od un sacchetto di profumi.
Non mi poté nemmeno salutare.
Di lei non mi rimane che il rimpianto."
"Maestà, consolatevi" insisté Scimmiotto, "ma pensateci bene. Se non vi ha lasciato un dono d'addio, ci sarà pure a palazzo qualche oggetto che amava in modo particolare. Ne avrei bisogno."
"A che cosa vi serve?"
"Ho constatato che quel mostro possiede eccezionali poteri magici. Ho visto il fuoco, il fumo e i getti di sabbia che è in grado di fare: non sarà facile ricondurlo alla ragione. Ma se ci riesco, o se comunque mi si presenta una buona occasione, la regina non mi conosce e potrebbe rifiutarsi di seguirmi. Ho bisogno di un contrassegno che lei riconosca, con la certezza che provenga da voi."
"Nel Palazzo Riflesso di Sole, nello spogliatoio della regina, c'è un paio di braccialetti che le piacevano molto e che portava sempre. Se non li aveva alla festa del Doppio Cinque, è solo perché in quella occasione si portano al polso i fili di cinque colori. Dovrebbero essere nella sua scatola dei gioielli. Io non sopporterei di vederli: mi ricorderebbero quanto era bella, temo che avrei una ricaduta nel mio male."
"Non parliamone più. Spero che possiate separarvene e che qualcuno dei vostri me li possa consegnare; alla peggio, mi basterebbe di averne uno."
Il re diede l'incarico di prenderli a Santo Palazzo di Giada. Quando li ebbe in mano li baciò dicendo: "Mia dolcissima signora!" e li consegnò a Scimmiotto, che se li mise al polso.
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