Il re diavolo ridacchiò e si scusò: "Avete ragione, signora; non posso negare che i vostri rimproveri sono fondati. Ecco il mio tesoro: ve lo affido." E si sollevò gli abiti per cercare gli oggetti.
Scimmiotto se ne stava in un angolo con gli occhi ben aperti. Vide che il mostro sollevò due o tre strati di indumenti prima di arrivare ai sonagli, che teneva a contatto della pelle. Li staccò, li avvolse in una pelle di leopardo imbottita di fiocco di seta e li tese alla regina: "Vi sembreranno oggetti di poco pregio, ma vanno conservati con ogni cura, e soprattutto non si devono scuotere."
"Va bene" disse la dama prendendoli. "Li chiudo in questo cassetto della mia toilette: non li scuoterà nessuno." E chiamò: "Ragazze, servite il vino. Voglio celebrare questo felice incontro con il re vuotando molte coppe."
Le cameriere disposero sulla tavola frutta e verdure con piatti di cacciagione, e servirono vino di palma. La dama si occupava personalmente del re diavolo, con modi da ammaliatrice.
Intanto Scimmiotto si mise al lavoro: scivolò pian piano fino alla toilette, si impadronì dell'involto, riguadagnò cautamente la porta e si eclissò. Mentre passava davanti al Padiglione degli Scorticati si lasciò indurre dalla curiosità a svolgere la pelle di leopardo: c'era un sonaglio delle dimensioni di una tazza da tè, affiancato da altri due grossi come pugni. Incosciente del pericolo, per guardarli meglio li levò dal fiocco che li imbottiva. Subito ci fu un'esplosione, e fuoco fumo e sabbia sgorgarono incontenibili. In un attimo, un terribile incendio arse il padiglione.
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