Al grido ripetuto, la folla dei mostri grandi e piccoli fu messa in allarme e corse alla porta. I battenti erano spalancati. Prima di avvertire sua maestà, rimasero per un po' indaffarati, con le loro lanterne, a cercare e rimettere al loro posto i catenacci caduti al suolo.
Le servette corsero a dire sottovoce: "Zitti, per carità! Sua maestà dorme." Per questa ragione, benché Scimmiotto facesse il diavolo a quattro, nessuno osava entrare a riferire il messaggio. Per farli decidere, il Novizio dovette picchiare la sua sbarra sul portone: a questo punto il baccano fu tale che si annunciò da sé. Il re saltò dal letto in mutande, e uscì a precipizio dalle cortine di garza per vedere che cosa succedeva.
"Signore" spiegarono le servette inginocchiate, "non sappiamo chi sia. È qualcuno che passa la notte là fuori a gridare insulti, e adesso se l'è presa con il nostro portone."
Ed ecco arrivare i mostriciattoli portinai, che si prosternarono e balbettarono: "Qualcuno, là fuori, ingiuria e reclama Santo Palazzo d'Oro. Abbiamo cercato di zittirlo, ma è un incredibile maleducato: risponde ai nostri rimproveri con parolacce immonde. Non vedendovi comparire, ha preso a battere sulla porta."
"Non aprite! Chiedetegli chi è e da dove viene, e fatemi sapere che cosa risponde."
Un mostricino tremante si accostò al portone e chiese: "Chi bussa?"
"Sono il nonno! Devo riportare Santo Palazzo a Viola Porpora."
Il mostro corse a riferire. Il diavolo si recò nei quartieri della signora per chiedere chiarimenti. Lei si alzò tutta spettinata e si aggiustò come poté per riceverlo, senza avere nemmeno il tempo di far toilette. Un altro mostriciattolo corse ad annunciare: "Quel signor Nonno ha buttato giù il portone."
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