Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Brigante che non sei altro!" gridò Scimmiotto. "Non sai quello che dici. Il re di Viola Porpora mi rende i più alti onori. La mia dignità è molto più elevata della sua: lui mi onora come un antenato e mi serve come una divinità. Come osi darmi del servo? Tuo nonno si è proprio stufato. Ora vedrai, fellone ribelle."
     Il diavolo parò il primo colpo con il manico della sua ascia. Un bello scontro!

     Sbarra cerchiata d'oro A Piacer Vostro e ascia Spandi Fiori, più tagliente del vento; uno sprizza faville, l'altro digrigna i denti. Sputano nebbie e brume fino ai palazzi del cielo, sollevano un polverone da offuscare l'Orsa Maggiore: vanno, vengono, ribattono i colpi, girano e rigirano come saette.
     Uno vuol riportare la regina nella capitale, l'altro vuole tenerla per sé.


     Una cinquantina di riprese non decisero l'esito, ma convinsero il re diavolo che, ad armi pari, quell'avversario era un osso troppo duro per lui. Perciò propose: "Fermiamoci un momento, Scimmiotto. Non mi hai dato nemmeno il tempo di far colazione; mangio qualcosa e ritorno subito da te."
     Scimmiotto capì benissimo che l'intenzione era di andarsi a munire dei sonagli. Abbassò l'arma e disse: "Il prode non insegue la lepre sfiatata. Buon appetito, e torna subito a farti conciare per le feste."
     Il mostro rientrò in casa e corse dalla dama: "Presto, datemi il mio tesoro."
     "Che cosa intendete farne?"
     "Mi serve contro quell'imbroglione del mio avversario. Non si chiama Nonno, è il maledetto Scimmiotto. Non è facile da battere, ma se uso i sonagli lo brucio in un baleno."


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