Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Sventolano le larghe maniche turchese, si agitano le gonne pieghettate. Dalle maniche spuntano ditini di giada, come teneri germogli di bambų. Le gonne svelano minuscoli fior di loto.
     La grazia di quei corpi č perfetta, nei movimenti vivaci. Tengono alta la testa e muovono le gambe con decoro e misura. Se avanzano, č gettar fiori oltre il muro; se indietreggiano, la grande traversata dell'oceano. Raccolgono i colpi con calma e li rinviano con precisione; sanno rinviare con l'anca e bloccare col piede. Sono vere virtuose; quando il colpo č buono, applaudono entusiaste.
     Ma ormai sono tutte sudate, il belletto si scioglie sul viso, gli abiti di garza sono zuppi. L'eccitazione si calma, l'attenzione diminuisce e il gioco langue.

     Non si finirebbe mai di descrivere il grazioso spettacolo. Ne parlano anche dei versi:


     Fanciulle a primavera giocano con la palla.
     Il sudore sui volti fa gocce di rugiada,
     La polvere si posa sui fini sopraccigli
     Come sopra le foglie del salice al ruscello.
     Da quelle lunghe maniche spuntan dita sottili,
     Le gonne pieghettate rivelano i piedini.
     Il gioco appassionato le lascia senza forze,
     Piene di seduzione coi capelli in disordine
     E il petto sollevato dal respiro affannoso.

     Tripitaka guardava e guardava; alla fine si sentė in obbligo di avanzare di qualche passo e gridare: "Care pusa, il destino del povero monaco che sono lo costringe a nutrirsi chiedendo l'elemosina."
     Le ragazze lasciarono subito, chi il ricamo, chi la palla, e gli vennero incontro con risa e piccoli gridi: "Scusateci, reverendo, non vi avevamo visto. Venite a sedervi: non possiamo certo offrirvi l'elemosina in mezzo alla strada."


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