Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Tripitaka si diceva: "Meno male. L'Occidente è proprio terra del Buddha: anche le donne si sentono in obbligo di nutrire i monaci. Chissà quanto sarà grande la pietà degli uomini."
     Salutò compunto e le seguì fino alla capanna. Si accorse che, oltre a quella e al chiosco di legno di sandalo, non c'erano altri edifici. Si vedevano soltanto

     cime alte fino alle nuvole di una catena montuosa estesa fino al mare. Nove curve e nove meandri vegliano sulla porta oltre il ponte. Il frutteto è piantato di prugni e peschi carichi di frutti. Liane pendono dagli alberi. Si spande intorno il profumo di diecimila orchidee. Vista dall'esterno, la residenza rupestre è degna delle Isole Felici, il paesaggio montano è più bello del Monte Hua. È un ritiro lontano da ogni abitato, ma è rifugio di immortali perversi.


     Una delle ragazze spinse un battente di pietra della porta e invitò il monaco a entrare; il reverendo ubbidì. Dentro tutto era di pietra, anche il tavolo e i sedili; l'atmosfera era cupa e fredda. Tripitaka si sentì invadere dall'inquietudine: "Questo posto non promette niente di buono."
     Le ragazze erano sempre allegre e ridenti, e lo circondarono per farlo sedere. Lui ubbidì nuovamente, ma un brivido gli corse nella schiena.
     "Da quale monastero venite, reverendo?" chiesero le ragazze. "Perché raccogliete fondi? Dovete costruire ponti, riparare strade, fondare una pagoda, innalzare una statua al Buddha, stampare sutra? Ci fate vedere il registro delle sottoscrizioni?"
     "Io non sto raccogliendo sottoscrizioni."


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