Infine balzò fuori dall'acqua e riprese tunica e rastrello: "Eccomi qua!"
Le streghe, spaventate, lo apostrofarono su tutt'altro tono: "Siete arrivato in aspetto di bonzo, in acqua siete diventato un pesce siluro inafferrabile, ora siete di nuovo un monaco. Si può sapere chi siete?"
"Brutta banda di streghe, voi non mi conoscete. Sono discepolo del reverendo inviato dai grandi Tang a cercare le scritture: mi chiamo Consapevole delle Proprie Capacità, Otto Divieti, ammiraglio dei canneti celesti. Voi avete chiuso in dispensa il mio maestro e contate di mangiarvelo cotto al vapore. Capito? Il mio maestro! Cotto al vapore! Adesso mi porgerete le vostre belle testoline, e io ci appoggerò un colpetto di rastrello ciascuna. Così con voi la facciamo finita."
Le orchesse erano terrorizzate; si inginocchiavano nell'acqua e supplicavano: "Sollecitiamo l'indulgenza di vostra signoria. Dovevamo avere buchi al posto degli occhi, per non arrivare a riconoscere il vostro maestro. È vero che lo abbiamo appeso a una trave, ma non gli abbiamo fatto del male. Speriamo che, nella vostra grande compassione, ci perdonerete e ci lascerete vivere. Siamo pronte a offrirvi provviste per il viaggio, e anche ad accompagnarvi lungo la strada, se volete."
"Non se ne parla proprio" rispose Porcellino a muso duro. "Lo dice anche il proverbio: da quando mi ha imbrogliato il venditore di caramelle, non mi fido nemmeno di una parola dolce. Adesso vi darò le vostre rastrellate, e poi ciascuno per la sua strada!"
Quel rustico zoticone non era tipo da farsi intenerire dalla fragilità femminile. Ma le streghe, messe alle strette, dimenticarono il pudore e pensarono solo a mettersi in salvo. Balzarono dall'acqua, coprendosi con le mani come potevano, e ricorsero a uno stratagemma: si cavarono dall'ombelico più seta che poterono e incominciarono ad avvolgerla alla disperata. In breve ne nacque un gomitolo gigantesco, in cui Porcellino si trovò impegolato. Levava gli occhi, e non vedeva più il sole. Alzava una gamba, e quella roba appiccicosa gli tratteneva il piede. Inciampava dappertutto: se voleva andare a sinistra, batteva la fronte per terra; se a destra, faceva un capitombolo; dietrofont, e si ritrovava col culo in terra. La testa gli girava, finì per non capire più niente; disteso al suolo, si mise a ronfare. Allora le orchesse lo lasciarono intrigato dentro il gomitolo, infilarono l'uscio e corsero a casa.
|