Qui giunte, recitarono da lontano un incantesimo che fece scomparire il gomitolo, e corsero dentro la loro grotta. Sfilando davanti al monaco appeso al soffitto, facevano una risatina imbarazzata e si coprivano le vergogne con la mano. Nelle camere da letto trovarono vecchi abiti con cui si rivestirono, e uscirono all'aperto a chiamare: "Figlioli, dove siete?"
Cercavano i loro figli adottivi, insetti che erano stati catturati nelle loro tele e che le avevano commosse per non essere mangiati; perché, come dice l'adagio, ogni bestia ha il suo linguaggio. Si chiamavano: ape, vespa, scarafaggio, cantaride, grillo, mosca e libellula. Avevano convinto le streghe a lasciarli vivere in cambio di periodiche testimonianze di affetto filiale. A primavera offrivano fiori, d'estate portavano erbe e frutti, e così via.
Corsero dunque al richiamo e domandarono: "Care mamme, che cosa possiamo fare per voi?"
"Figlioli, abbiamo fatto lo sbaglio di immischiarci negli affari di un monaco cinese che viene dalla corte dei Tang; il suo discepolo è venuto a molestarci mentre facevamo il bagno. Ci ha fatte vergognare e ci ha messe seriamente in pericolo. Ora voi dovete riunire i vostri sforzi per cacciarlo via. Quando ci sarete riusciti, ci rivedremo da vostro zio."
Ciò detto se ne andarono a trovare il fratello; le loro lingue perverse avrebbero provocato altri guai, che racconteremo in seguito. Intanto gli insetti uscirono pieni di baldanza incontro al nemico.
Porcellino, insonnolito e con la testa che ancora girava, aprì gli occhi e si rese conto che il gomitolo che lo aveva imprigionato era scomparso. Si alzò tutto indolenzito e si mise sulla strada del ritorno. Quando vide Scimmiotto, gli disse: "Fratello, mi sento la testa gonfia e credo di avere la faccia tumefatta."
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