Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Porcellino s'impaurì: "Hai un bel dire, fratello, che cercare scritture è facile; su questa maledetta strada dell'Occidente, persino gli insetti se la prendono con i viandanti."
     "Stai tranquillo, fratellino; adesso ce ne sbarazziamo."
     "E come si fa? Ne ho dieci strati sulla faccia, e da tutte le parti."
     "Sta buono che ci penso io."
     "Sbrigati, fratello" sollecitò Sabbioso. "Qui ce n'è per tutti: se perdi altro tempo, mi vedo già la testa ridotta come una zucca piena di tubercoli."
     Il grande santo si strappò un ciuffetto di peli, li masticò per ridurli in minuti frammenti e li sputò intorno, trasformandoli in uccelli da preda.
     "Che cosa borbotti?" chiedeva Porcellino. "Non si capisce niente del tuo gergo: poiaspar..."
     "Poiana, sparviero, falco, girifalco, avvoltoio, aquila pescatrice, albanella. Ai sette tipi di insetti, figli di quelle streghe, oppongo sette tipi di uccelli da preda."

     L'abilità di quegli uccelli era straordinaria: di becco, d'ala, d'artigli, abbattevano gli insetti a bizzeffe. In breve il suolo intorno si coprì di uno strato di bestiole morte alto un piede, e l'aria fu libera e pura.
     I condiscepoli si precipitarono nella grotta e trovarono Tripitaka appeso, che gemeva e sospirava. Porcellino gli disse: "Sapeste quanti capitomboli ho dovuto fare, mentre voi vi divertivate lassù!"
     "Lascia stare" esortò Sabbioso. "Tiriamolo giù."
     Fu Scimmiotto a tagliare le corde e a deporre al suolo il monaco cinese. I discepoli gli si affollarono intorno chiedendo: "Dove sono andate le streghe?"


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